Nuovi business in rete
No, non sono stato rapito dai servizi segreti: ho fatto un giro andata/ritorno a Milano per la conferenza di presentazione di una mia nuova attività professionale, The Innovation Group – una piccola società di consulenza di alto livello per aziende pensanti che vogliono usufruire di alte densità di ingegno. Ho sentito cose molto interessanti e in futuro ve ne parlerò con maggiore dettaglio; il mio breve intervento – l’ultimo prima di pranzo, dunque doverosamente abbreviato allo scopo – ha riguardato come i nuovi paradigmi della rete, prima ancora che le nuove tecnologie, cambino non solo la comunicazione delle aziende verso i clienti, ma la stessa maniera di organizzarsi e di concepire i rapporti con fornitori, consumatori e persino concorrenti.
Capita a fagiolo dunque la nuova tecnica di marketing inventata dai fan di Berlusconi: far comparire dal nulla gruppi Facebook con centinaia di migliaia di persone apparentemente solidali al premier, semplicemente prendendo gruppi di grandi dimensioni già esistenti, con persone associatesi per altri scopi – dalle informazioni sulle aste online alla solidarietà ai terremotati d’Abruzzo – e cambiandogli il nome.
Può darsi che ciò sia accaduto semplicemente per l’entusiasmo berlusconiano dei fondatori e gestori di questi gruppi, gli unici che tecnicamente possono cambiare nome e argomento ai gruppi Facebook. Nessuno però può dire se invece non vi siano stati dei veri e propri acquisti: per chi concepisce la comunicazione come un flusso unidirezionale “un tanto al chilo”, non pare vero poter comprare la possibilità di scrivere a 400.000 persone in un botto solo, o di strumentalizzarle per una causa qualsiasi, pagando chi può prontamente fornirla. Conoscendo il modo di fare del marketing politico (berlusconiano e non solo, gli altri si sono sempre prontamente adeguati), ritengo anzi probabile che le offerte di denaro siano state immediate e consistenti.
Del resto, è un po’ di tempo che spopolano improbabili gruppi “iscriviti per avere l’account vip oro” o “no a facebook a pagamento” o “prova la nuova versione di facebook esclusiva solo per te” o questo o quello che chiaramente non servono a niente, se non a collezionare iscritti per poi venderli o comunque sfruttarli in qualche maniera.
Oggi Facebook ha sbaraccato tutti i gruppi pro e contro l’aggressione a Berlusconi; e chissà che qualcuno degli amministratori dei gruppi di grandi dimensioni così prontamente dissolti non vada a lamentarsi chiedendo i danni, “possedevo 380.000 iscritti messi insieme in mesi di paziente lavoro e stavo giusto per venderli a qualcuno, quando voi avete cancellato la mia ricchezza con un clic”. E’ il rischio dell’economia dell’immaginario, baby!
Comunque, se fossi Facebook, eliminerei prontamente la possibilità di cambiare il nome di un gruppo: mi sa che ci staranno pensando, colti anche loro di sorpresa dai nuovi modelli di business che solo noi italiani ci sappiamo inventare.
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