Squadra vs squadra
Il seguito alla guerriglia civile tra poliziotti e autonomi non si è fatto attendere: come avrete letto, ieri un gruppo dei centri sociali ha invaso la sede del comitato elettorale della Bresso, imbrattando le vetrine e pretendendo l’arrivo della polizia e delle telecamere.
Probabilmente pensavano che con i partiti di centrosinistra non ci fosse il rischio di prenderle (qui vedete il futuro candidato sindaco del centrodestra, Agostino Ghiglia, togliersi la cinghia, arrotolarla attorno alle mani come un vero esperto e minacciare con essa un gruppo di studenti che cerca di entrare nella sede del PDL per contestare la Gelmini; non parliamo di anni ’70, ma di due mesi fa). E invece, a dimostrazione che lo squadrismo ormai è insito anche nel DNA del Partito Democratico, si sono subito presentati tre vigilantes piddini dotati di manganelli e hanno mandato all’ospedale un paio di autonomi.
Sempre per festeggiare la democrazia, nonostante il tribunale gli abbia più volte (un centinaio, secondo l’articolo) spiegato che imbrattare i muri o irrompere in una sede di partito è sì un comportamento deplorevole e talvolta passibile di multa, ma non è un reato, il prefetto si lamenta che oltre a manganellarli non li si riesce a mettere in galera. In un paese normale, una persona denunciata 70 volte dalle forze dell’ordine e assolta 70 volte sarebbe considerata la vittima di una persecuzione da parte dello Stato; qui, invece, Chiamparino & friends prendono spunto da Silvio e si lamentano perché, pur ripetendo all’infinito la propria teoria su tutti i media, i giudici non danno loro ragione.
Nel frattempo, qualcuno a Bussoleno ha avuto la pensata di cominciare a fare liste di proscrizione sul fianco della montagna: e giù polemiche. L’iniziativa non mi piace molto; va bene il boicottaggio organizzato – del resto si boicottano aziende per qualsiasi motivo – ma così si esagera. Ma soffiano sul fuoco anche gli altri: per cominciare, sparano l’articoletto di Lorenzo Mondo, uno degli ambasciatori del cristianesimo sulla Stampa, che – dopo aver consigliato tempo fa alla famiglia che aveva fatto ricorso contro il crocefisso di andarsene dall’Italia che era meglio – oggi definisce Bussoleno un “contesto febbricitante di pulsioni anarcoidi” – sempre per abbassare i toni, ovviamente.
La sparata mediatica è calcolata in modo da far passare sotto silenzio l’annuncio di ieri: dopo averci sfracassato la uallera sulla necessità assoluta di fare un centinaio di carotaggi entro il 31 gennaio, a costo di mandare qualche migliaio di poliziotti ad assediare la valle (costo stimato 6 milioni di euro), in modo da poter decidere dove far passare la linea e “non perdere i fondi europei”, ieri hanno annunciato di aver deciso il percorso “con due giorni d’anticipo” dopo aver effettuato ben diciotto sondaggi.
Il che vuol dire che i sondaggi erano una bufala con cui speravano di fiaccare la resistenza; che questo gennaio per loro è stata una figuraccia; e che ieri, avendo capito che non ne uscivano, han preso una cartina e hanno tirato una riga a caso.
Cosa concludere? Di dialogare c’è poca voglia e c’è ancor meno capacità . Sul fuoco stanno soffiando tutti, ognuno con i mezzi che ha. Chi sta al potere ne ha di più; ha i giornali e ha i vigilantes coi manganelli – talvolta vestiti di blu e pagati da noi, talvolta personali e pagati da noi lo stesso. Chi non sta al potere, però, ha dalla sua i numeri: possono manganellare dieci anarchici, ma quando in piazza ci sarà un milione di disoccupati?
P.S. Ricordo oggi pomeriggio, dalle 15 in piazza Castello, il sit-in per la difesa della Costituzione. Quella sì che sarà una manifestazione tranquilla e pacifica; peccato che né la manifestazione né la Costituzione saranno ascoltati da alcuno.
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