La domenica delle fiamme
Due presidi, come ricorderete, erano già bruciati nello scorso fine settimana; e i giorni successivi erano stati pieni di provocazioni, come le scritte “Sì Tav” sul monumento ai partigiani caduti a Caprie o sulle cappellette votive vicino alle strade.
Ieri notte, ignoti hanno appiccato incendi in vari punti della Valsusa – il peggiore a Bruzolo, dove accanto alle sterpaglie in fiamme è stata trovata una bombola del gas messa lì apposta e solo il pronto intervento dei pompieri ha evitato l’esplosione. Sono però tornati stanotte, e un’ora fa il presidio di Bruzolo (già bruciato la settimana scorsa; non è abitato in permanenza in quanto non è uno dei luoghi dei carotaggi) è stato dato alle fiamme dopo essere stato cosparso di benzina.
Il clima peggiora, e chi da anni lotta contro la Tav in val di Susa si sente assediato dalla mafia e abbandonato da uno Stato ostile; ricoperto da una cappa di colpevole e voluto silenzio (oggi è uscita infine una breve sul sito del Corriere; La Stampa continua a non far parola di quanto avvenuto e a ospitare soltanto articoli di propaganda pro Tav).
Tutti noi, comunque la pensiamo, abbiamo il problema di come ricostruire i ponti della convivenza civile alle porte di casa nostra. E forse abbiamo anche un altro problema: questa vicenda viene usata per impedirci di parlare d’altro, a partire dall’incapacità o dall’indisponibilità della nostra classe dirigente a occuparsi di lavoro, casa, sicurezza e benessere per tutti. I No Tav sono anche un comodo bersaglio per distrarre, per scaricare tutte le responsabilità di una crisi; ancora un po’ e ci diranno che se le fabbriche piemontesi chiudono non è perché c’è chi ruba, chi sfrutta e chi non è capace, ma solo perché manca quel maledetto tunnel.
Certo che, in questa situazione, non si vede come si possa continuare a negare che Tav = Mafia.
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