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Archivio per il mese di Dicembre 2009


venerdì 11 Dicembre 2009, 19:52

Un classico del venerdì pomeriggio

Per arrivarci è necessario un giro di chilometri, perché in Italia prima si fanno i cubi di cemento privato, poi li si collega alle strade che ci sono, poi si realizza che i cubi di cemento portano traffico e si comincia a progettare una strada più larga, poi il progetto si ferma per qualche anno tra uffici pubblici poco celeri e contestazioni di vario tipo, e infine, se va bene, dieci anni dopo arriva la strada, proprio quando il cubo di cemento ormai è vecchio e per qualche motivo non attrae nemmeno più tanto traffico.

Vedasi Malpensa, ma io sto parlando dell’Ikea di Collegno; che se per caso uno arriva da Collegno deve infilarsi giù per le rampe del vecchio ponte, e poi risalire in fila indiana verso la tangenziale, e poi immettersi in una nuova bellissima rotonda dove il traffico è strozzato perché cento metri dopo è rimasto il vecchio semaforo; e poi lo vede lì, il cubo di cemento, ma non può svoltare a sinistra perché l’immissione della nuova strada cozza con il vecchio svincolo e comunque ci vorrebbe una nuova rotonda che però manca, e allora deve andare avanti per tre minuti, poi svoltare a sinistra alla terza rotonda, e poi ancora immettersi in una quarta rotonda dove le uscite non sono segnalate e se sbagli ti ritrovi irrimediabilmente immesso sull’autostrada in direzione Milano, e poi scendere in un sottopasso sotto il passaggio delle mucche della vecchia cascina – come se in mezzo a tutti questi cubi di cemento ci fossero ancora mucche desiderose di vivere lì – e poi risalire, e prendere la quinta rotonda, aggirare il parcheggio, e poi infilarti nella coda, passando per tantissime piccole file di pochi posti disposte in maniera irregolare e imprevedibile.

E poi, se finalmente parcheggi e non è detto che ciò sempre avvenga, sei a chilometri dall’ingresso, e allora cammini, e cammini, e arrivi finalmente alle porte, e sali una prima scala (a piedi perché la scala mobile è già rotta) e poi una seconda scala ed eccoti lì, all’inizio dell’esposizione dei mobili; e se prima, a Grugliasco, la situazione era un po’ claustrofobica ma giravi tutto il negozio in tre minuti, ora il negozio è immenso, infinito, perso in un dedalo di passaggi disposti come il labirinto della Settimana Enigmistica, messi in direzioni contrastanti per costringerti a calpestare ogni singola mattonella, una per una, a non mancare nemmeno una occasione di comprare una presina Skøtta o sperimentare le infinite combinazioni dei salotti componibili SkÃ¥strÃ¥, talmente infinite che un giorno un commesso è riuscito a comporre un anello di Möbius e a ritrovarsi alternativamente dentro e fuori dall’armadio senza mai aprirne l’anta.

E così percorri tutto il piano, sfidando passeggini e bambini urlanti e signore indecise e coppiette sudamericane che, chissà perché, insistono nel fare il percorso al contrario (sarà che vengono dall’altro emisfero). E finire il piano non basta, devi scendere e percorrerne tutto un altro, perché è vero che ogni tanto ci sono delle scorciatoie ma sono scorciatoie misteriose, non si sa dove vanno e cosa ti perderai e se proprio lì, proprio nella sezione che hai tagliato, stava il tuo mobile tanto desiderato.

E infine arrivi, quando già disperi, proprio in fondo e lo trovi lì, all’inizio della zona self service, l’angolo del mobile Gorm, lo scaffale da cantina che devi comprare da due anni, dicesi due anni, e dopo mesi di triangolazioni e studi e modelli tridimensionali e lavori preparatori con tanto di smaltimento macerie ora sei pronto, giunto sull’altare del tuo matrimonio svedese, tu e il tuo mobile da cantina, un insieme di assi di pino che potrai montare in sole sei ore per risparmiare cinque euro di manovalanza.

E allora guidi il tuo inguidabile carrello, dopo ore di percorsi di avvicinamento, e lo accosti nel posto giusto, fila tre posto sei, e ti prepari a caricare, e scopri che oggi, proprio oggi e non ieri, proprio oggi e non domani, hanno terminato i ripiani angolari 77 x 50, senza cui il tuo mobile non può nemmeno stare in piedi.

Ma vaaaaaaaaaaffanculo va, Ikea!

[tags]ikea, shopping, mobili, urbanistica, vita, traffico, parcheggi[/tags]

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giovedì 10 Dicembre 2009, 10:53

Il teatro degli orrori

La seconda notizia di oggi è direttamente consequenziale alla prima ed è che stasera a Hiroshima Mon Amour suona Il teatro degli orrori, la versione veneta dei Rage Against The Machine. Il singolo del nuovo disco, A sangue freddo, è dedicato all’Africa e a Ken Saro-Wiwa, poeta e attivista nigeriano impiccato dalla “giustizia” del governo del suo paese, si dice per conto della Shell e dei suoi interessi petroliferi nell’area.

Musica violenta? Beh, un altro dei pezzi forti del nuovo disco si intitola Il terzo mondo, ovviamente parla dell’Italia e si conclude con questo avviso: “Via di corsa! che il ghetto fa paura / e non ti biasimo / avrei paura anch’io al posto tuo / prima o poi ci incontreremo / dovrai starmi distante almeno qualche metro / ne ho abbastanza dei cretini che camminano / senza i soliti guardiaspalle / io ti faccio una faccia così / e ti mando a calci nel sedere / dritto in ospedale / non al pronto soccorso, in rianimazione! / E che sia chiaro / che te lo meriti!”.

Dev’essere che noi non ci siamo ancora abituati al ritorno imminente del conflitto sociale, ma in un’epoca di Laure Pausini e Tiziani Ferro queste parole in musica – “pagherete tutto e pagherete caro” – fanno ancora impressione.

[tags]musica, il teatro degli orrori, hiroshima mon amour, africa, violenza, conflitto[/tags]

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giovedì 10 Dicembre 2009, 10:36

Mettete via le vostre cassettine di Bob Marley

Già, perché la voce che circolava da settimane pare ormai del tutto confermata: dopo sedici anni di onorato servizio, il Rototom Sunsplash Festival di Osoppo non si farà più in Italia, ma emigrerà in Spagna. E anche a noi che non ascoltiamo quel genere di musica, la perdita del maggior festival reggae d’Europa – una settimana di musica campeggio e fratellanza che richiamava quasi 200.000 giovani da tutto il continente, in una zona d’Italia precedentemente sconosciuta al turismo di massa, con una ricaduta di oltre due milioni di euro l’anno – brucia soprattutto per il motivo per cui è avvenuta.

Già, perché non si tratta di una questione di soldi e nemmeno di vicini rumorosi o ripicche di paese; semplicemente, la magistratura ha indagato il promoter per favoreggiamento all’uso di droga, in quanto “si sa” che chi ascolta reggae fuma marijuana, dunque organizzare un festival reggae è un po’ come spacciare.

Non scherzo, perché la linea accusatoria è davvero questa: negli ultimi dieci anni su quasi due milioni di partecipanti ne sono stati arrestati 340 perché in possesso di droga, potrà mica essere un caso no? E’ evidentemente tutto un piano per corrompere i giovani virgulti, o almeno così pensa la procura di Tolmezzo (UD). E dato che la legge Fini-Giovanardi del 2006 dice che “Chiunque adibisce o consente che sia adibito un locale pubblico o un circolo privato di qualsiasi specie a luogo di convegno di persone che ivi si danno all’uso di sostanze stupefacenti o psicotrope e’ punito, per questo solo fatto, con la reclusione…” eccetera eccetera, la magistratura carnica si è prontamente mossa per assicurare alla giustizia uno dei veri criminali che trascinano l’Italia in una spirale di morte e degrado.

Ora è evidente che questo procuratore di Tolmezzo viene originariamente da poco più in là e precisamente dalla squadra segugi antinarcotico di Caorle (VE) che già quindici anni fa balzò agli onori delle cronache; ma la notizia che la musica reggae è in realtà soltanto una copertura per lo spaccio è rimbalzata persino sul principale giornale giamaicano, il Jamaica Gleaner. E così, siamo riusciti a farci ridere dietro pure laggiù; sfortunatamente loro non sono una dittatura, dunque Berlusconi non andrà a visitarli per fare pace, né a baccagliare le locali donzelle, anche perché sono grosse il doppio di lui. Nel frattempo, ricordate di nascondere per bene le vostre vecchie cassette di Bob Marley, anzi per sicurezza fate così: usatele per registrarci sopra Radio Maria.

[tags]reggae, musica, spaccio, droga, marijuana, giamaica, festival, rototom, italia, giovanardi, fini, claudio bisio ci aveva visto lungo[/tags]

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mercoledì 9 Dicembre 2009, 10:13

Supersilvio contro la mafia

Gioacchino Genchi dice quello che tutti hanno pensato: che l’arresto dei due mafiosi è stato combinato apposta dal governo come risposta al No Berlusconi Day e alle dichiarazioni di Spatuzza.

Il problema non è soltanto dato dall’esistenza di queste manovre, ma dall’abbondanza di persone che davvero pensano che, come dice il TG, Berlusconi sia il primo ministro che più ha fatto contro la mafia nella storia d’Italia, e scrivono (sul mio video dell’altro giorno) commenti come questo:

“PENSO CHE UNA PERSONA INTELLIGENTE A CONOSCENZA DI QUESTI DATI PUBBLICATI DA FONTI NON DI PARTE SI POSSA SOLO VERGOGNARE DI CIò CHE DICE. Dall’aprile 2008, sono state 377 le operazioni con 3.630 arresti. 282 i latitanti arrestati +87 %, 37 tra i 100 più pericolosi +131%. Sequestrati beni per 5,6 miliardi di euro. Ogni giorno sono stati arrestati mediamente otto mafiosi. Non ci sono precedenti di un governo che nei primi 16 mesi di attività abbia adottato così tante misure contro la mafia.”

Sarebbe bello, e forse nemmeno troppo fuori luogo, pensare che siano personaggi pagati e mandati apposta a disturbare la discussione o a difendere il governo: è quel che accade regolarmente in Cina, per esempio. Temo però che ci siano ancora milioni di italiani che, in perfetta buona fede, la pensano davvero così.

[tags]berlusconi, mafia, spatuzza, no berlusconi day, genchi, arresti, magistratura, cina[/tags]

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lunedì 7 Dicembre 2009, 08:59

Tutto il peggio di una manifestazione

Col senno di poi, sono anche un po’ arrabbiato! Avete visto nel post dell’altra notte le mie immagini della contestazione a Berlusconi alla stazione di Porta Nuova a Torino. Bene, la cosa è stata regolarmente riportata dalla redazione locale di Repubblica, che dedica alla notizia un articolo che è stato linkato per un po’ anche nella home page nazionale. La Stampa ne ha parlato in un riquadro nella cronaca locale che non è nemmeno finito sul sito, ma ha invece scritto, nell’articolo di punta che è stato messo ben in vista sul nazionale e in cima alla pagina della cronaca di Torino, la frase seguente:

“Tra la gente oltre le transenne, sia alla partenza che all’arrivo – indifferente alla camminata del Presidente e al teatrino delle interviste non indiscrete – c’era la curiosità vera. Soprattutto all’arrivo, dove anziché indicare l’uno all’altro La Russa o Formigoni allegri e scherzosi, chiedevano ai giornalisti: «Veramente avrà questi tempi? Davvero si viaggia comodi?» Parlavano di una prospettiva.”

Bene, avete visto le immagini; per quanto riguarda “la partenza”, mi sfugge davvero come il giornalista possa dire che “la gente oltre le transenne” si disinteressasse di Berlusconi per dibattere incuriosita su quanti minuti ci metta ad andare fino a Milano un treno che quasi tutti loro non prenderanno mai. Qui non siamo nemmeno alla censura, ma alla falsità bella e buona; mi sembra che La Stampa volesse soprattutto fare uno spot al “supertreno”, di questi tempi in cui la Fiat e i suoi compari vogliono costruirne un altro verso Lione, quando allo stesso tempo sempre più persone realizzano che la TAV “all’italiana” porta scarsissimi benefici ai cittadini, se non li danneggia, a fronte di costi mostruosi. Ogni tanto anche per i “poteri forti” sarebbe bene fare i conti con la realtà, che tanto prima o poi viene al pettine.

Poi ho scoperto un’altra cosa; mentre io lasciavo piazza Castello e andavo a Porta Nuova a riprendere e contestare, il palco della piazza è stato aperto a interventi vari, tra i quali, nonostante la manifestazione fosse apartitica, si è tranquillamente infilata una persona dell’IDV a fare propaganda al suo partito. Non che mi aspettassi qualcosa di diverso; anzi, io sono pure rimasto un po’ male nel vedere anche persone del nostro movimento girare con simboli e spillette bene in vista. Penso che non fosse quello il momento, e, forse ingenuamente, speravo veramente in una manifestazione senza simboli di partito, perché i partiti sono importanti e – se si vuole andare oltre la testimonianza del poco per cento – necessari interlocutori di qualsiasi battaglia, ma questa era davvero un’occasione per lasciare da parte i marchietti.

In questo anno e mezzo di esperienza politica, mi è già capitato più volte di vedere persone che la pensavano allo stesso modo accapigliarsi per fare a gara a chi ce l’ha più grosso (il marchietto). E’ una sindrome tipica della sinistra (anche perché a destra si limitano quasi tutti a prendere ordini e stare in coda aspettando il loro turno) ed è anche umana, inevitabile e comprensibile, però è triste lo stesso. Grillo, poi, ha un nome che divide; i suoi toni accesi e la sua visibilità non piacciono a tanti.

D’altra parte, se il No Berlusconi Day ha dimostrato una cosa, è che il ruolo di intermediario degli stessi partiti non è più strettamente necessario. Ancora per molto sarà dura farne completamente a meno, ma la strada sarà quella: aggregazioni “di scopo” tra cittadini prima ancora che strutture organizzative con un brand da promuovere.

[tags]politica, manifestazione, berlusconi, no berlusconi day, contestazione, torino, giornalismo, repubblica, la stampa, idv, grillo, partiti, democrazia[/tags]

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domenica 6 Dicembre 2009, 01:05

No Berlusconi Day: Berlusconi contestato duramente a Torino

La giornata è stata intensa, molto faticosa e molto interessante. Il corteo di Roma è stato un grande successo, a Torino sono passate molte persone, ma l’evento più importante per quanto mi riguarda è stata la puntata alla stazione di Porta Nuova, dove Berlusconi era atteso per l’inaugurazione dell’alta velocità.

Il centro era presidiato sin dalla mattinata da alcune centinaia di No Tav, che dopo le 14 si sono spostati verso la stazione. Hanno chiesto di poter arrivare fino all’ingresso lato via Sacchi, da cui era previsto entrassero le autorità, per poter manifestare davanti a Berlusconi; il permesso è stato negato dalla Digos, al che la decisione immediata è stata “stoma sì ch’a l’è bel”. “Sì” era l’esatto centro dell’incrocio tra via Sacchi e corso Vittorio, dove il corteo è stato presto accerchiato da forze dell’ordine su ogni lato (qui il video), bloccando nel contempo il traffico. Chiunque avesse una bandiera o una spilla No Tav è stato costretto a rimanere lì dentro – le forze dell’ordine bloccavano chiunque volesse allontanarsi.

Io, però, ero in incognito e dunque ho potuto tranquillamente entrare in stazione e arrivare a distanza di ripresa dallo struscio delle autorità, per le quali era stato predisposto a nostre spese un ovvio tappeto rosso. Sempre a nostre spese, le autorità hanno goduto di un bel buffet per ingannare l’attesa; e così abbiamo visto arrivare, chiacchierare, scherzare, darsi di gomito come vecchi amici coppie teoricamente improbabili come il presidente della Provincia Saitta e il viceministro PDL Crosetto, o il sindaco Chiamparino insieme al cardinale Poletto.

A difesa di Berlusconi c’erano centinaia di poliziotti e carabinieri, e comunque Silvio non è entrato dal tappeto rosso ma direttamente da un passaggio laterale. Dentro la stazione non c’era alcuna manifestazione organizzata – anzi, chiunque avesse tirato fuori fotocamere in maniera vistosa nei minuti precedenti era stato invitato ad allontanarsi dalla Digos – eppure quel centinaio abbondante di cittadini, all’apparire di Silvio, è scoppiato di botto e all’improvviso.

Questi qui sotto sono, senza filtri, i primi dieci minuti di una contestazione dura, evidente e senza appello che è durata poi fino alla partenza del treno (su Youtube ho messo anche altri video). La contestazione ha stupito anche me; perché dietro le transenne a urlare non c’erano solo ragazzi magari più politici della media, ma anche anziani suoi ex elettori e immigrate di colore. Sarà pur vero che esistono ancora milioni di persone che lo sostengono, ma la rabbia degli italiani – quelli medi, non i No Tav o i militanti dell’opposizione – sta crescendo in misura netta e palpabile; e se non ci credete vi basterà guardare le immagini, che ovviamente non vedrete mai in onda su nessuna televisione.

[tags]berlusconi, politica, contestazione, manifestazione, torino, porta nuova, tav, no tav, treni[/tags]

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sabato 5 Dicembre 2009, 11:04

No Berlusconi, no cellulari, no Torino

Questa mattina sto bestemmiando: infatti due giorni fa è morto il mio cellulare, un HTC P3600 non scelto da me ma dalla mia ex azienda, la quale oggettivamente mi voleva tantissimo male tanto che mi ha messo in mano una roba del genere. Con i bachi e gli errori di progetto di quell’oggetto potrei riempire un libro e prima o poi forse lo farò, ma nel frattempo sto passando la mattinata a migrare su un vecchio cellulare di emergenza, anche se l’unico backup della mia rubrica, sito sulla carta di memoria dell’HTC, può essere letto solo con un vecchio lettorino USB cinese che il Macbook non vede. Ciò mi ha spinto a riaccendere il vecchio Windows XP, constatando ancora una volta quanto sia terribile usare Windows: anche non avendo virus e simili, all’avvio si aprono almeno cinque o sei finestre di programmi che cercano di venderti qualcosa o di attirare la tua attenzione per farsi aggiornare o utilizzare. Tra aggiornamenti Flash, aggiornamenti antivirus, aggiornamenti Windows, televisioni digitali e simili, sembra più una televendita che un computer.

Io ho bisogno della rubrica perché tra poco si esce e si va a organizzare il No Berlusconi Day Torino, che poi consisterà in un paio di gazebo in piazza Castello nei quali dalle 14 si esibiranno artisti e saranno mostrati i video di Tony Troja, su un maxischermo costituito dal televisore di casa dell’organizer di Qui Torino Libera; poi dalle 17 sarà proiettata su un telo la diretta della manifestazione romana. Nel frattempo, alle 16:20 dovrebbe partire da Porta Nuova il treno con Berlusconi sopra, per inaugurare la linea alta velocità, per cui sin dall’ora di pranzo la stazione sarà presidiata da No Tav e pendolari – anche se all’interno dei pendolari c’è già stata una spaccatura con quelli che si sono subito arresi in cambio di quindici minuti di celebrità e un incontro-contentino con Moretti.

Venire in piazza oggi è una testimonianza, non aspettatevi altro che molta gente che passa e solidarizza. Comunque, pensate che se non venite potreste darla vinta all’altra Italia: quella che magari non vota nemmeno Berlusconi ma sguazza nel berlusconismo con piacere. Come ad esempio questi quattro ragazzi chiamati Mon-key’s (ma chiamatevi Pippo, dai) che il TGR presenta al mondo dicendo che “il loro video spopola su Youtube” (a oggi ha circa ventimila visualizzazioni; uno dei miei video di Livorno-Toro ne ha oltre quarantamila…). Il loro video è… è… tamarro, ecco. Ma tamarro parecchio; anche se il genere musicale è diverso, il video è concettualmente una versione sfigata dei Club Dogo senza la grafica elaborata, con vestiti firmati un po’ meno firmati e con fighe un po’ meno fighe, ma con più zoom sul culo. E solo un trust di cervelli poteva partorire lo slogan “a Torino si salta sulla Mole”, se non altro perché la Mole è molto appuntita e la cosa potrebbe finire davvero male.

Non vorrei essere troppo severo parlando di persone che non conosco, ma ecco, a me questo video ha dato molto fastidio: io sono ancora abituato all’idea romantica di una città austera e intellettuale, e probabilmente questo prova che essa non esiste più.

[tags]cellulari, computer, windows, berlusconi, no berlusconi day, torino, video, mon-key’s, musica, tamarri, no tav, treni, ferrovie, manifestazioni[/tags]

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venerdì 4 Dicembre 2009, 09:11

Treni pieni, però che fermano nel nulla

Oggi vi racconto un’altra piccola gemma di Trenitalia, dopo le molte già segnalate in queste settimane (potete leggere questo post e il mio articolo nel periodico di Torino a 5 Stelle).

Avevamo già detto della scomodità del fatto che la maggior parte dei ben sette treni alta velocità da Torino a Milano fermassero a Milano Porta Garibaldi anziché a Milano Centrale, rendendo così impossibile qualsiasi coincidenza verso altre direzioni, nonché l’accesso diretto al centro cittadino con una sola linea di metro.

Tuttavia, a causa dei lavori per completare il “manico d’ombrello” – il nuovo raccordo che permette ai treni in uscita da Milano Centrale di reinfilarsi nell’orrido tunnel da 30 km/h che arriva da nord a Porta Garibaldi, e che sarà utilizzato dai nuovi Malpensa Express in partenza finalmente da Centrale e non più da Milano Cadorna – per le due settimane dal 28/12 all’11/1, e poi definitivamente fino all’estate per il solo treno delle 8:40, i treni alta velocità Torino-Milano fermeranno non più a Porta Garibaldi ma nella ridente stazione di… Milano Certosa.

Avete letto bene: non la fermata precedente, Rho Fiera Milano, recentemente costruita a suon di miliardi con due binari su sei dedicati soltanto all’alta velocità, dove si sarebbe almeno potuto prendere la metropolitana diretta in centro o un treno regionale per Centrale, ma Milano Certosa, una stazione di periferia nel mezzo del niente dove non passano neanche i bus.

E di fronte a siffatti colpi di genio, cosa possiamo concludere noi? Che qualcuno deve davvero avercela con il Piemonte… oppure essere molto molto stupido.

P.S. Comunque questo è lo stato in cui viaggia il treno AV Torino-Milano dell’ora di punta mattutina già oggi, prima del cambio di orario:

Invece di sette al giorno potrebbero metterne il doppio e ci guadagnerebbero il doppio, e nelle fasce pendolari probabilmente potrebbero riempirne due o tre di fila; se poi mettessero dei prezzi umani riuscirebbero anche a decongestionare i regionali, che viaggiano nelle stesse condizioni, e a riempirli sempre. Così la ferrovia sarebbe utile, Trenitalia farebbe soldi e tutti saremmo contenti… eccetto forse i dirigenti incapaci, che vanno mandati via per manifesta impossibilità di pensare un servizio ragionevole, e i veri beneficiati della gestione delle ferrovie italiane: i gestori di autostrade e linee aeree e i fabbricanti di automobili. Che ne dite, tutti questi disguidi saranno casuali?

[tags]trenitalia, alta velocità, tav, torino, milano, treni, ferrovie, orari, pendolari[/tags]

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giovedì 3 Dicembre 2009, 17:53

Il prosciutto dell’ideologia

Raramente mi è capitato di trovare un caso da manuale di prosciutto ideologico sugli occhi come quello riportato oggi da La Stampa: la vicenda di un bambino di nove anni che a scuola (elementare) viene regolarmente picchiato da un compagno di classe, rom del vicino campo nomadi, fino a dover andare in ospedale a farsi medicare. Il preside, tuttavia, minimizza e dice che in fondo non è poi così grave, che è meglio lasciar stare, che sono bambinate, che “gli ha fatto solo 24 ore di prognosi”, e che tutto questo potrebbe portare cattiva pubblicità alla scuola e far calare le iscrizioni.

Il preside è un militante del PD, vicepresidente di circoscrizione, 58 anni – dunque, si presume, un sessantottino. E infatti l’articolo butta lì ripetutamente che tutti considerano il preside “troppo buono”, che in quella scuola non si punisce mai nessuno, che le maestre sono in lacrime, forse in preda agli allievi meno gestibili, giunti al punto da organizzare su Facebook l’assassinio del preside – anche questo un gesto minimizzato e non punito in alcun modo. Uno di quegli insegnanti che hanno poco da insegnare, figli di una ideologia che li porta a giustificare le violazioni delle regole e a concepire una educazione fatta soltanto di premi e di libertà.

E un preside che ha molto a cuore l’integrazione dei rom della zona, tanto da difenderli sempre e comunque: questa è l’accusa esplicita dei genitori del bambino picchiato, secondo cui a parti invertite il bimbo italiano sarebbe già stato punito duramente. Leggendo questa affermazione, immagino che il preside abbia pensato: “leghisti!” – ma non so se queste persone lo siano davvero, o siano magari un po’ accecate dall’emozione. Perché magari questi genitori pronti all’accusa hanno sorvolato sul fatto che, come dice il preside, il loro figlioletto continuava a prendere in giro lo zingaro e a insultarlo in modo razzista; del resto, si sa, la famiglia italiana media concepisce una educazione fatta solo di premi e libertà per chi fa parte della famiglia stessa, e di punizioni e vendette per chi dall’esterno osi mettersi in mezzo, sia una famiglia concorrente o un insegnante che pretende il rispetto delle regole da parte del bambino; peggio ancora se la famiglia è di rom.

E la famiglia rom, in tutto questo? Naturalmente minaccia di portare via i figli dalla scuola e denuncia il razzismo che ha subito. Per molti rom, come per molti stranieri furbi e disonesti, qualsiasi cosa dica loro un italiano è razzismo, o può essere strumentalizzato come tale. Vuoi evitare che mandino i bambini ad elemosinare? Sei razzista. Dici una banale verità, cioè che basta girare un campo nomadi per notare molte auto di lusso che nessun italiano normale può permettersi se non rubando? Sei razzista. Anzi, non te lo dicono nemmeno più loro, te lo fanno dire dai presidi buonisti del PD; e non so se questa sia ideologia, una ideologia di una cultura nomade in cui gli stanziali sono per definizione alieni e ostili, o se sia più banalmente furbizia.

Dunque, chi ha ragione? Non è possibile saperlo; non esiste una versione accertata dei fatti, e anche esistesse difficilmente sarebbe riportata su un giornale senza venire stravolta. Anche per quanto riguarda questo blog, le persone in questione potrebbero essere, anzi probabilmente sono, molto diverse da come le abbiamo raccontate, affidandoci a stereotipi e non alla conoscenza diretta. Probabilmente anche questa è una ideologia: l’ideologia per cui una persona, stando seduta in poltrona a digitare su un blog, possa trarre conclusioni sul mondo reale.

[tags]ideologia, torino, nomadi, rom, razzismo, scuola elementare, mirafiori, bullismo, pd, informazione, comunicazione, verità[/tags]

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mercoledì 2 Dicembre 2009, 12:34

Furbetti d’Italia

Questo video invece è dedicato al nostro Presidente della Repubblica: un presidente furbetto per un paese di furbetti. Ciò che ha fatto con i suoi rimborsi spese quando era parlamentare europeo non è strettamente illegale (dato che si erano approvati da soli la norma che consentiva di farlo) e per gli standard italiani è anzi considerato… peggio che normale, scontato; per gli standard del resto del mondo è un furto bello e buono ai danni della collettività, e il fatto che sia legale non lo rende meno immorale.

A me sembra sempre un po’ ipocrita puntare il dito sugli altri, tra l’altro in maniere mediaticamente manipolabili, quando non conosco praticamente alcun italiano, me compreso, che non sia mai almeno una volta uscito da un negozio senza scontrino o non abbia mai pagato l’idraulico in nero; anche perché a forza di puntare il dito su tutto indistintamente si finisce per perdere il senso della misura, e per condannare allo stesso modo chi ruba una mela per fame e chi ruba i miliardi sugli appalti, o persino per non condannare chi ruba i miliardi sugli appalti perché tanto “tutti rubano” (le mele).

In questo caso però, ci si chiede che bisogno di mele debba avere Napolitano, e perché, nelle alte posizioni istituzionali che ha sempre occupato, non abbia ritenuto di dover dare l’esempio anche su queste relativamente piccole cose, perdipiù non avendo nemmeno il coraggio di sostenere la responsabilità delle proprie scelte davanti a un giornalista.

[tags]napolitano, presidente, repubblica, rimborsi spese, parlamento europeo, onestà, legalità[/tags]

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