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Archivio per il mese di Dicembre 2009


lunedì 21 Dicembre 2009, 19:41

Una visita a Radio Flash

Questa non ve l’ho ancora raccontata, ma, in mezzo al caos professional-politic-personal-natalizio della scorsa settimana, ho trovato pure il tempo per una chicca: la prima visita della mia vita negli studi di Radio Flash.

Chi segue questo blog sa che io sono un fedelissimo ascoltatore di Flash, anche se il mio ascolto della radio è limitato ai trasferimenti in auto; cominciai ad ascoltarla con l’inizio delle mie pendolate autolavorative, nel 1999, e da allora non ho più smesso. Il motivo è che, nel panorama torinese e almeno per quanto io ho potuto ascoltare zappando ogni tanto, Flash è sia quella con i programmi più interessanti che quella con la musica migliore (da dove credete che vengano molti degli artisti poco conosciuti di cui parlo ogni tanto sul blog? anche se ultimamente mettono un po’ troppo spesso musica elettronica pesante…)

Ho interagito varie volte, anche se poi non così spesso, con i programmi di Flash via SMS e mail; il punto più alto fu forse raggiunto con la lettura in diretta della mia fenomenologia di Monia Lacisaglia. Tuttavia, non mi era mai successo di andare nei loro studi, anzi i loro studi avevano un che di misterioso, perché ogni volta che capitavo a Hiroshima Mon Amour mi chiedevo sempre dove diavolo fossero, visto che nei dintorni del locale non si vedeva alcun ingresso della radio.

La risposta è facile: si entra sul retro, da via Pio VII – e sottolineo che via Pio VII non va confusa con via San Pio V, cari confusori di papi! Comunque, l’ingresso in codesta antica scuola media che il Comune generosamente concesse alla Hiroshima holding non è niente di impressionante, se non per un oggetto a noi tutti caro, ovvero la Vespa nera di Dario Castelletti parcheggiata fuori. Entrando con una lacrimuccia di commozione ecco la seconda sorpresa: pensavo di essere lì per una riunione e vengo invece (peraltro con grande piacere) proiettato direttamente nello studio, dove Fabio Malagnino con Gianluca Gobbi, tutti i giovedì dalle 13,30 alle 14, si occupano di Internet: e così una coppia di blogger torinesi, VB e VP, si sono messi a commentare in diretta e senza preavviso le nefandezze maroniane contro la rete… e di questo storico evento non è rimasta traccia!

La radio è una grande famiglia orale, tanto che l’associazione di facce alle voci radiofoniche sa un po’ di peccato grave. In questo caso, oltre ai due succitati, l’effetto più particolare è stato vedere un tizio semisconosciuto (semi perché il nostro comunque è apparso in varie trasmissioni locali, insomma la faccia non era del tutto ignota) farsi i fatti suoi avanti e indietro tra lo studio e l’ufficio e ogni tanto dire qualcosa con la voce di Castelletti. E’ andato anche a mangiare, dunque posso senz’altro pubblicare uno scoop esclusivo per voi: anche Castelletti mangia!

Non so se mi capiterà ancora di visitarli; trovo la radio locale un mezzo affascinante, libero e interattivo, in un certo senso l’unico antesignano dei blog e della loro capacità di informare e insieme promuovere una discussione e una comunità. Dunque, lunga vita alla radio; tutto il resto è ombra e polvere.

[tags]radio, radio flash, torino, castelletti, malagnino, gobbi, blogger torinesi, hiroshima mon amour[/tags]

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domenica 20 Dicembre 2009, 22:49

Esplosioni nel gelo

In questi giorni fa talmente freddo che la scorsa notte è gelato il pezzettino di tubo che, pur attaccato al muro e protetto da una canalina, scorre per mezzo metro sul mio balcone (peraltro pure rientrante all’interno dell’edificio e non direttamente esposto alle intemperie) e che collega la caldaia e il bagno. Di conseguenza non avrò più acqua calda fino al disgelo, sperando inoltre che non si sia spaccato il tubo.

Credevo di essere stato l’unico, ma stasera, all’aperitivo natalizio granata, sono saltate fuori altre tre persone con lo stesso problema o peggio: a chi è saltata la caldaia, a chi è esploso il tubo nel muro portandosi via un pezzo di mattone… Pensavamo che fosse una manovra dei gobbi ma no, anzi ai gobbi oggi è saltata direttamente l’annata!

[tags]gelo, caldaia, idraulici, toro, juve, il toro fa schifo ma ferrara ci fa sognare, cairo & ciro il duo tapiro[/tags]

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sabato 19 Dicembre 2009, 23:57

Natale de panza

Oggi, dopo un paio d’ore di raccolta firme all’aperto in mattinata giusto per congelarsi un po’, mi sono cimentato in: ore 13, pranzo prenatalizio; ore 15,30, festa prenatalizia; ore 19, apericena prenatalizio; ore 21, cena prenatalizia. Il tutto condito da continui spostamenti nel traffico cittadino impazzito per la neve e per il corteo dei centri sociali (che li possino… a noi sotto Natale fanno storie anche solo per mettere un banchetto in via Garibaldi, ma evidentemente a Torino se sei di un centro sociale ti lasciano fare quello che vuoi).

Stavo per dire “ma si può vivere così?”, però è stata l’occasione per rivedere varia gente con cui non ci si incrocia spesso, per cui è stato bello così… tranne che per il mio stomaco!

[tags]natale, cene, feste, traffico, torino, cortei, stomaco[/tags]

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venerdì 18 Dicembre 2009, 17:35

Oscurato il blog di Travaglio da un vaso di petunie

In questa settimana di nervi a fior di pelle, ci mancava solo la mail che mi è arrivata questa mattina: una segnalazione del fatto che Voglio Scendere, il blog di Marco Travaglio, Peter Gomez e Pino Corrias, è stato bloccato ed è irraggiungibile.

In effetti, digitando l’indirizzo www.voglioscendere.it, quel che attualmente ottengo nel mio Firefox è questo:

screenshot-travaglio-bloccato.png

Una veloce verifica di questa funzionalità del browser (che non sapevo nemmeno di avere) porta a scoprire che Firefox, come anche Safari, consulta continuamente il database di “siti malevoli” mantenuto da Google, e se l’indirizzo richiesto ne fa parte vi mostra il minaccioso avviso di cui sopra. Cliccando sul minuscolo link in basso a destra si può comunque accedere al sito, ma l’utente medio chiaramente non va oltre.

Il pulsante di richiesta di spiegazioni porta qui: da cui si scopre che Google ha oscurato il blog di Travaglio perché, da due pagine verificate ieri, esso sarebbe risultato come distributore di software maligno: trojan, virus o cose così.

Va detto che l’indirizzo di cui sopra altro non è che una redirezione a voglioscendere.ilcannocchiale.it, dove il sito è regolarmente accessibile; questo altro indirizzo è facilmente reperibile con una ricerca sullo stesso Google. C’è da chiedersi allora cosa sia successo, e come sia stato possibile che a quell’indirizzo, anziché la redirezione, Google abbia trovato un software maligno; anzi, c’è da chiederlo a Google stessa, e così ho scritto a Marco Pancini, consigliere europeo per la policy di Google, che conosco da anni per via delle mie attività nella governance di Internet.

Lui mi ha rassicurato sul fatto che stavano verificando, e che a breve il mistero sarebbe stato chiarito; e infatti poco fa in cima al blog di Travaglio è apparso un messaggio rassicurante, che cita problemi con Register.it – l’azienda che fornisce la registrazione del dominio e il servizio di redirezione – la quale a sua volta avrebbe scaricato le responsabilità su Google. Potrebbe dunque trattarsi di un baco del sistema di Google – del resto ricorderete che meno di un anno fa proprio questo sistema era impazzito bloccando l’intero motore di ricerca – oppure di un qualche errore umano o malfunzionamento dei server di Register.it, per cui a quell’indirizzo sia finito qualcosa di sbagliato.

Resta però l’inquietante ipotesi per cui qualcuno si sia effettivamente inserito nel sito di Travaglio o in mezzo alla redirezione per metterci software malevolo, con lo scopo di provocare il blocco del sito o di cercare di installare qualcosa sui computer dei suoi visitatori. E’ una ipotesi che al momento non si può affatto escludere, anche se non esistono nemmeno le ragioni per sostenerla. E naturalmente, un baco che colpisse proprio il blog di Travaglio proprio questa settimana sarebbe una coincidenza da Guida galattica.

Dunque resta soprattutto, ancora più forte, quell’inquietudine generale di cui già parlavo l’altro giorno; quella sensazione per cui strumenti che fino a ieri erano gli unici su cui potevi contare oggi cominciano a dare strani segni di un inspiegabile comportamento anomalo. Nonostante tutti i nostri tentativi di tranquillizzarci e di attenerci alle spiegazioni razionali, diventa difficile non cedere alla paranoia.

[tags]internet, travaglio, gomez, corrias, voglio scendere, blog, censura, malware, trojan, paranoia[/tags]

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giovedì 17 Dicembre 2009, 20:40

Beppe Grillo a Torino

La grande notizia numero uno è che ho imparato a usare iMovie… almeno le funzionalità elementari!

La numero due è che ho messo insieme quel po’ di immagini che sono riuscito a filmare ieri mattina, in occasione dell’apparizione torinese di Beppe Grillo per la presentazione di Piemonte a 5 Stelle, la lista per le elezioni regionali. La Stampa pubblica oggi una galleria fotografica da cui è tratta questa foto, che va decisamente a finire nell’album delle mie preferite (per chi non mi conosce, io sono quello sulla sinistra dell’immagine, accanto a Beppe):

20091216-grillo.jpg

E’ stato un bell’evento, pieno d’amore – come ha detto per tutta la giornata lo stesso Grillo, raccogliendo l’invito del presidente Berlusconi :-D – e di tanta energia: io non so quanto tempo ci vorrà a cacciare dall’Italia la gentaglia che ci ritroviamo al potere, ma tutte le volte che organizziamo un evento così mi sento meglio.

Domani, forse, riusciremo a recuperare la registrazione dell’intera presentazione e potrò farvi sentire i miei trenta secondi di discorso e quelli degli altri candidati. Nel frattempo, godetevi le immagini che ho girato, quelle di Beppe assediato dai giornalisti prima ancora che riesca a mettere piede dentro la sala. E i fantastici titolini gialli, e il logo in sovraimpressione! Ah, i programmi di videomontaggio…

[tags]grillo, beppe, movimento, piemonte, 5 stelle, video, imovie[/tags]

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giovedì 17 Dicembre 2009, 08:44

La corruzione però sì

Milano, San Babila, 15 dicembre:

prosperini.jpg

Milano, Pirellone, 16 dicembre:

“Arrestato Pier Gianni Prosperini, assessore regionale allo sport e al turismo della Lombardia. L’esponente del Pdl e’ finito in manette con le accuse di corruzione e turbativa d’asta, nell’ambito di un’inchiesta sugli appalti del pm Alfredo Robledo.” (Corriere della Sera)

La croce non dà fastidio neanche a me, la corruzione però sì.

P.S. Per gli amanti del cabaret politico, ecco il Prosperini che ieri sera in diretta, in mezzo a una sfilza di “non posso parlare” e “ti devo lasciare”, scopre di essere stato arrestato (?) dalla televisione: momenti di puro 1992.

[tags]politici, crocefisso, prosperini, lombardia, milano, arresto, corruzione, ipocrisia[/tags]

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mercoledì 16 Dicembre 2009, 18:16

Sulla censura di Google Images, ovvero i nervi a fior di pelle

È partito come un tam tam su Facebook e sui blog, con tanto di cronaca ora per ora, ed è arrivato fino ai giornali: Google ha cominciato a censurare le immagini di Berlusconi ferito! E non solo Google, ma anche Yahoo e Virgilio, mentre, pensate un po’, gli unici due motori di ricerca non censori sarebbero stati Bing di Microsoft e il cinese Baidu, dove la faccia smaciullata di Silvio è ampiamente disponibile.

Effettivamente, andando su Google Images e cercando berlusconi ferito o berlusconi aggredito non si trova alcuna immagine di Silvio sanguinante; neanche mezza, neanche disabilitando le varie protezioni per i minori. Ancora più inquietante è cercare massimo tartaglia e scoprire che l’aggressore di Berlusconi apparentemente non è mai esistito: Google restituisce solo amene foto di sconosciuti in spiaggia o al matrimonio.

Io dubito di tutti e dubito anche di Google, e però la spiegazione fornita da Google, anche se in un linguaggio un po’ poco comprensibile alle masse, mi sembra credibile: semplicemente, dicono loro, il nostro motore di ricerca per immagini ci mette parecchi giorni a digerire il nuovo materiale pubblicato sulla rete, dunque le immagini di un fatto accaduto domenica sera appariranno solo tra qualche giorno – mentre, come effettivamente accade, tali immagini sono immediatamente disponibili in Google News o tramite le normali ricerche Web, che usano un indice diverso e aggiornato quasi in tempo reale.

Per smentire la spiegazione di Google e provare la teoria della censura, sarebbe necessario avere osservato una ricerca su Google Images, effettuata lunedì o martedì, che restituisse le immagini incriminate; oppure trovare varie immagini di lunedì e martedì già presenti nell’indice. Io non ho verificato alcuno di questi casi e non ho visto da nessuna parte qualcuno che asserisca di averlo fatto; solo persone che hanno iniziato a fare la prova martedì sera e non hanno trovato le immagini.

Questa vicenda, però – oltre a dire a quelli di Google che il loro motore di ricerca di immagini non è abbastanza performante e che devono trovare un modo di inserire subito le immagini relative ai fatti di cronaca più eclatanti – ci dice molto su quanto a fior di pelle siano i nervi di tutti in questi giorni; e insieme, su quanto abbiamo imparato a fidarci della rete, tanto che se scrivendo “massimo tartaglia” non ci viene fuori la faccia di quel Massimo Tartaglia il nostro primo pensiero non è che il sistema tecnologico non funzioni come ci attendiamo e non sia così onnipotente come ormai diamo per certo, ma che ci sia stata una operazione di cancellazione in stile grande fratello.

L’uomo è un animale che vive solo grazie ai propri sensi, senza i quali è perso. Se in origine per vivere ci era sufficiente vedere, ascoltare, annusare e toccare ciò che ci stava immediatamente intorno, ora la nostra società è talmente complessa che il nostro futuro dipende da ciò che accade a centinaia o migliaia di chilometri di distanza: dunque anche la comunicazione di massa diventa per noi vitale.

Ma se l’uomo di qualche decennio fa si fidava quasi ciecamente della televisione, ormai abbiamo capito tutti che tale fiducia è mal riposta; di conseguenza, il nostro futuro dipende da informazioni della cui autenticità siamo continuamente costretti a dubitare. E’ come se non fossimo sicuri se ciò che vediamo esista davvero; e in un mondo in cui non possiamo contare sulle nostre percezioni ci sentiamo davvero persi, un po’ come quando salta la luce e siamo costretti a muoverci al buio per casa, e persino un ambiente perfettamente noto e familiare diventa d’improvviso misterioso e fonte di paura.

Questa sensazione di non potersi più fidare di niente e di nessuno è davvero alla base della disgregazione della nostra società; perché in una condizione del genere siamo soli, o al massimo racchiusi nel nostro clan di poche persone intime, o al massimo trasformati in adoratori privi di dubbio di questo o quel leader che ci dia sicurezza. La manipolazione dei media ha dunque responsabilità profonde nello sfacelo italiano; non è soltanto questione di censura e controllo, ma di paura e insicurezza indotta.

C’è una situazione distante migliaia di chilometri da cui davvero dipende il nostro futuro, e non è la faccia insanguinata di Berlusconi: è il summit di Copenaghen, di cui da domenica sera in Italia (ma solo in Italia) non parla più nessuno. Se c’è un buon motivo per avere i nervi a fior di pelle, lo si trova senz’altro laggiù.
[tags]censura, berlusconi, google, internet, libertà, immagini, motori di ricerca, paura, manipolazione, adorazione, copenaghen, clima[/tags]

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martedì 15 Dicembre 2009, 19:49

Nuovi business in rete

No, non sono stato rapito dai servizi segreti: ho fatto un giro andata/ritorno a Milano per la conferenza di presentazione di una mia nuova attività professionale, The Innovation Group – una piccola società di consulenza di alto livello per aziende pensanti che vogliono usufruire di alte densità di ingegno. Ho sentito cose molto interessanti e in futuro ve ne parlerò con maggiore dettaglio; il mio breve intervento – l’ultimo prima di pranzo, dunque doverosamente abbreviato allo scopo – ha riguardato come i nuovi paradigmi della rete, prima ancora che le nuove tecnologie, cambino non solo la comunicazione delle aziende verso i clienti, ma la stessa maniera di organizzarsi e di concepire i rapporti con fornitori, consumatori e persino concorrenti.

Capita a fagiolo dunque la nuova tecnica di marketing inventata dai fan di Berlusconi: far comparire dal nulla gruppi Facebook con centinaia di migliaia di persone apparentemente solidali al premier, semplicemente prendendo gruppi di grandi dimensioni già esistenti, con persone associatesi per altri scopi – dalle informazioni sulle aste online alla solidarietà ai terremotati d’Abruzzo – e cambiandogli il nome.

Può darsi che ciò sia accaduto semplicemente per l’entusiasmo berlusconiano dei fondatori e gestori di questi gruppi, gli unici che tecnicamente possono cambiare nome e argomento ai gruppi Facebook. Nessuno però può dire se invece non vi siano stati dei veri e propri acquisti: per chi concepisce la comunicazione come un flusso unidirezionale “un tanto al chilo”, non pare vero poter comprare la possibilità di scrivere a 400.000 persone in un botto solo, o di strumentalizzarle per una causa qualsiasi, pagando chi può prontamente fornirla. Conoscendo il modo di fare del marketing politico (berlusconiano e non solo, gli altri si sono sempre prontamente adeguati), ritengo anzi probabile che le offerte di denaro siano state immediate e consistenti.

Del resto, è un po’ di tempo che spopolano improbabili gruppi “iscriviti per avere l’account vip oro” o “no a facebook a pagamento” o “prova la nuova versione di facebook esclusiva solo per te” o questo o quello che chiaramente non servono a niente, se non a collezionare iscritti per poi venderli o comunque sfruttarli in qualche maniera.

Oggi Facebook ha sbaraccato tutti i gruppi pro e contro l’aggressione a Berlusconi; e chissà che qualcuno degli amministratori dei gruppi di grandi dimensioni così prontamente dissolti non vada a lamentarsi chiedendo i danni, “possedevo 380.000 iscritti messi insieme in mesi di paziente lavoro e stavo giusto per venderli a qualcuno, quando voi avete cancellato la mia ricchezza con un clic”. E’ il rischio dell’economia dell’immaginario, baby!

Comunque, se fossi Facebook, eliminerei prontamente la possibilità di cambiare il nome di un gruppo: mi sa che ci staranno pensando, colti anche loro di sorpresa dai nuovi modelli di business che solo noi italiani ci sappiamo inventare.

[tags]the innovation group, facebook, marketing, economia dell’immaginario, net economy, internet, berlusconi[/tags]

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domenica 13 Dicembre 2009, 20:13

Da piazza Fontana a piazza Duomo

Da piazza Fontana a piazza Duomo sono quarant’anni, ma solo pochi metri e quasi nessun cambiamento.

Quarant’anni fa, una strage di cui non si seppero mai i colpevoli – ma solo perché le indagini, giunte a ipotizzare un coinvolgimento dei nostri servizi segreti, furono fermate dall’alto dallo stesso Stato italiano – segnò l’inizio della strategia della tensione, e portò l’Italia negli anni di piombo, secondo un piano di poteri misteriosi che è stato solo parzialmente svelato, e che però ha portato l’Italia dritta nelle mani di Craxi prima e Berlusconi poi.

L’episodio di stasera – uno sconosciuto che tira un souvenir di ferro in faccia a Berlusconi, mandando in giro per il mondo le immagini del nostro premier con la faccia coperta di sangue – può essere tutto. Può essere uno squilibrato influenzato dalla tensione montante, oppure può essere un esaltato tra i tanti scontenti e contestatori, oppure può essere un provocatore mandato dal nostro stesso governo o da chissà quale terza parte; nella storia d’Italia si sono già verificati tutti questi casi.

Il dato di fatto è che questo episodio copre la verità politica, ben raccontata nel suo blog da Beppe Caravita (che lì c’era), cioè che in piazza ad applaudire Silvio non c’erano più le folle oceanica dei tempi migliori, ma solo un paio di migliaia di quadri di partito e fedelissimi pensionati, accompagnati da un gruppetto di contestatori. Senza questo caso, la scena sarebbe stata la solita: i telegiornali servi avrebbero parlato di grandi folle e pochi contestatori violenti a parole, ma molti avrebbero capito che la presa mediatica di Silvio è sempre più debole, che gli italiani non sono scemi, e che la crisi economica che da sempre rovescia i governi finirà per rovesciare anche questo.

La rabbia, infatti, monta: ed è lo stesso Berlusconi a farla salire, a forza di manganellate, di repressione, di controllo mediatico, di azioni tipiche di una dittatura crescente che provocano nelle persone la sensazione che la manifestazione di piazza, se non addirittura la violenza, sia l’unica risposta possibile; perché le istituzioni democratiche non funzionano più, non rispondono più ai cittadini, non sono più una via praticabile per difendere i propri diritti e cambiare le cose.

Io nella democrazia ci credo ancora e sto provando da anni a farla funzionare; so che, senza dubbio alcuno, la violenza è sbagliata sempre; eppure non riesco a scandalizzarmi per il volto di Silvio coperto di sangue, dopo aver visto per mesi e per anni i video di persone inermi di ogni genere manganellate selvaggiamente dalla sua polizia. Berlusconi raccoglie solo la violenza, verbale e fisica, che sta seminando da parecchio tempo; e chi vuole essere sempre al centro dell’attenzione, celebrato e adorato nei momenti positivi, finisce invariabilmente per venire usato come capro espiatorio e massacrato dalla folla quando la ruota gira. Berlusconi lo sa, e aspettiamoci sempre più polizia, sempre più repressione, perché sa che a forza di tirare la corda potrebbe veramente finire esiliato o bersagliato di monetine.

C’è, però, una domanda inquietante che è necessario porsi, ritornando al punto di partenza del ragionamento. La contestazione dal basso a Berlusconi – il popolo viola – è sincera, è davvero desiderosa di salvare la democrazia e la legalità che Silvio erode da anni. Ma è manovrata?

Già, perché persino io che credo nella rete e ci vivo da quindici anni, che vivo l’opposizione in piazza e dall’interno, ho i miei dubbi su quello che sta succedendo. Tutto, nella nostra società, è manovrabile e manovrato mediaticamente – anche l’opposizione alle manovre mediatiche. E in maniera sotterranea, anche se visibile a chi sappia cercare, si giocano in questi anni battaglie importanti.

Di rivoluzioni colorate in questi anni – alcune riuscite, altre fallite – se ne sono viste parecchie: in Ucraina, in Georgia, in Iran… Tutte, invariabilmente, mirate ad abbattere governi antiamericani e sostituirli con governi filoamericani. Non c’è dubbio che Silvio abbia rotto gli equilibri, che abbia portato l’Italia ad essere il più fedele alleato europeo della Russia, che vada in giro a farsi vedere con Gheddafi e Lukaschenko non perché è un pazzo, ma per sbattere in faccia a tutti che lui sta da quelle parti lì, da quelle che possono riversare nelle tasche sue e (in misura minore) dell’Italia un sacco di soldi, ma che all’Occidente non piacciono. Non che Lukaschenko sia una frequentazione di cui vantarsi, ma si sa che i regimi autoritari sono dittatoriali e antidemocratici se non sono economicamente alleati dell’Occidente, mentre sono semplicemente forti e capaci se fanno gli interessi dell’Occidente.

E’ chiaro a chi segua un po’ gli scacchieri sotterranei che Berlusconi è stato scaricato: è impresentabile persino per i poteri forti che l’hanno messo lì vent’anni fa, e comunque ha iniziato a fare di testa sua, ha pensato, nel puro stile del megalomane quale è, di potersi sganciare dai suoi manovratori, di poter fare sgarbi a chi non è affatto disposto ad accettarli. I regimi che piacciono a chi conta sono quelli che non sono sempre sulla bocca di tutti, sono i club quieti che si incontrano a porte chiuse e decidono a cena i prossimi governanti europei e le parti meno democratiche del Trattato di Lisbona. Berlusconi non va proprio più bene; come (per altri motivi) saltò Moro, deve saltare anche Berlusconi.

E quale modo migliore per farlo che aizzargli contro le sue stesse folle? In fondo c’è una crisi economica che capita a fagiolo; e per quanto io ami la rete, so che essa è un grande strumento di democrazia, ma anche un grande strumento di manovra, dove è facilissimo che le cose non siano come sembrano e dove chiunque può essere strumentalizzato o può non essere chi dice di essere, persino un santo precario del Leonka di Milano o un blogger che nessuno ha mai sentito nominare.

E allora, con tecnica sopraffina, monteranno le folle colorate, sfruttando la sacrosanta rabbia della gente, e poi ottenuto lo scopo non ci sarà alcun mondo nuovo, ma soltanto un regime meno sfacciato e uno o più leader conservatori più affidabili e amici di chi li ha mandati – un Fini, un Di Pietro, un Casini o chissà. E se la rabbia non sarà sufficiente, basteranno un paio di duomidimilano di ferro lanciati ad arte per farla montare… o i black bloc di turno, o una qualsiasi delle abbondanti tecniche di provocazione che già abbiamo visto all’opera.

Cosa sia l’incidente di questa sera nessuno lo sa esattamente; forse era solo uno squilibrato, del resto è facile far saltar fuori un utile idiota a forza di soffiare sul fuoco. Lo scenario, però, è chiaro. Noi, la folla, faremo comunque ciò che dobbiamo fare, sapendo che sulle nostre teste si giocano partite che difficilmente potremo influenzare; teniamoci almeno la consolazione di provare a comprenderle.

[tags]berlusconi, italia, piazza duomo, piazza fontana, terrorismo, tensione, incidente, rivoluzione, politica, trattato di lisbona, colpo di stato, strategia della tensione[/tags]

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domenica 13 Dicembre 2009, 16:02

Ottimista

Non so perché, ma è da ieri notte che non riesco a togliermi dalla testa questa vecchia canzone dei Radiohead intitolata Optimistic (qui in un video indipendente):

Come tutte le canzoni dei Radiohead di questo decennio, è piuttosto ermetica: potete scegliere voi se si tratta di un commovente invito ad essere ottimisti anche in tempi difficili, oppure di una critica sarcastica dell’ottimismo propagato dai media in un momento storico dove non ci sono molte ragioni per averne.

Ma siccome il testo cita La fattoria degli animali e Orwell è uno dei principali ispiratori della band, mi sembra il caso di aggiungere anche il video di 2+2=5, la storia della società moderna raccontata a fumetti: se non l’avete mai visto, vi fornirà una spiegazione piuttosto chiara.

P.S. Il punto fondamentale di queste canzoni è che lo strumento che emette i suoni acuti, vibrati e misteriosi durante il primo brano è un onde Martenot – sostanzialmente un theremin con la tastiera. Non dimenticatelo.

[tags]musica, radiohead, video, optimistic, 2+2=5, orwell, la fattoria degli animali, strumenti musicali elettronici, theremin, onde martenot, tecnologia[/tags]

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